venerdì 18 dicembre 2015

Un piccolo cuore giallo



Camminava solo in mezzo al bosco.
Attorno a lui e sotto i suoi piedi il silenzio. La neve attutiva ogni singolo rumore.


Una felpa nera ad avvolgere il suo corpo fragile, le mani ormai congelate da quel freddo severo raggomitolate nella tascona frontale, e il cappuccio ben posizionato sulla testa. Il ciuffo di capelli azzurri gli copriva metà del volto, ma non ci badava. Seguiva con l’occhio libero l’andamento del terreno, per schivare cumuli di neve, rami, radici sporgenti, e non rallentare la sua andatura.
E ritrovò la radura. Era esattamente come la ricordava: piccola, raccolta, illuminata dalla luce della Luna in maniera impeccabile. E con la neve era uno spettacolo ancor più inebriante: un manto latteo, immacolato, una terra nuova, nascosta, abbandonata.
Qualche passo avanti, a rompere l’armonia del bianco, con lo sguardo rivolto verso il basso.
E d’improvviso si fermò. Piego le ginocchia e si lasciò cadere seduto sul prato ricoperto di candida neve.
Restò immobile per un tempo che gli sembrò un’eternità. Ogni singolo cristallo bianco sotto i suoi piedi diventò famigliare durante quel momento interminabile. Scrutò a lungo ogni piccolo riflesso della luna in quelle gocce d’acqua sofferenti per il freddo.


Finalmente un rumore interruppe quel silenzio etereo e malinconico. Sollevò lo sguardo, e la vide. Inginocchiata di fronte a lui c’era la creatura più bella che avesse mai visto: occhi scuri, capelli lunghi castani e lisci come la seta, labbra carnose.


Lei sorrise, e fu calore. 

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